Gli immigrati di fede ortodossa della Bielorussia, ospiti del Volontariato Vincenziano di Davoli, hanno festeggiato il Santo Natale nei locali della Biblioteca di Davoli.

Come si sa, il giorno della nascita del bambino Gesù è considerato la principale festività in tutte le religioni cristiane, ma non viene festeggiato allo stesso modo nei Paesi cattolici e ortodossi. A cominciare dalla data.

Il mondo cattolico e una parte di quello ortodosso, che hanno accettato la riforma del calendario gregoriano nel 1582, onorano il sacro evento il 25 dicembre. La chiesa di Gerusalemme, la chiesa Ortodossa russa, serba, nonché antiche chiese orientali e quella cattolica orientale, celebrano la nascita di Gesù figlio di Dio e della Vergine Maria, anziché Il 25 dicembre, il giorno 7 gennaio. Questo slittamento di data è dovuto al fatto che la chiesa ortodossa continua ad utilizzare il calendario giuliano e non quello gregoriano.

Per meglio comprendere la cosa occorre tener presente che nel 1582 papa Gregorio XIII decise di modificare il vecchio calendario introdotto da Giulio Cesare (da cui giuliano), in virtù di tale fatto i giorni tra il 5 ed il 14 ottobre 1582 furono definitivamente cancellati e quindi il nostro 25 dicembre viene traslato al 7 gennaio. A differenza dalla chiesa cattolica di Roma, nei paesi ortodossi non esiste il presepe, introdotto da San Francesco, come il simbolo della nascita di Cristo. Addobbare l’albero di Natale è invece una tradizione comune.

Prima del grande giorno, i fedeli osservano una quaresima di 40 giorni in cui mangiano solo cibi magri, niente carne, latticini e simili. La vigilia è il giorno del rigore: digiuno fino a mezzanotte e tante preghiere. Il canonica pranzo di Natale quest’anno è stata condivisa con i fratelli Vincenziani in nome di un ecumenismo fortemente voluto da Papa Francesco e del riconoscimento delle radici cristiane comuni. Prima però si sono esibiti, nei loro costumi tradizionali, i bambini che hanno recitato delle filastrocche russa, poi l’arrivo di babbo natale con un “sacco di doni” e quindi il pranzo condiviso.

Guarda le foto